«Una situazione che è, da tempo, totalmente insostenibile e che minaccia la sopravvivenza dell’agricoltura del territorio».

Così il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici, che chiede all’Ente di Gestione dei Parchi Reali e la Regione Piemonte di intensificare gli abbattimenti e le catture dei cinghiali nel territorio del Parco e, soprattutto, del “preparco” della Mandria.

«Continuiamo a ricevere segnalazioni di danneggiamenti nei campi da parte delle aziende agricole che hanno sede nel territorio del preparco. Se dentro gli storici confini della Mandria, delimitati dal muro ottocentesco, gli abbattimenti vengono svolti con regolarità (anche se non raggiungono ancora risultati pienamente soddisfacenti) il territorio che circonda la Mandria, incluso nell’area Parco, non viene adeguatamente gestito», prosegue Mecca Cici.

Si tratta di un’area imponente che comprende i comuni di Venaria Reale, Varisella, San Gillio, Druento, Fiano, Givoletto, La Cassa, Pianezza, Robassomero, San Maurizio Canavese, Collegno, Caselle, Borgaro, Ciriè dove è prevalente l’attività agricola.

«Chiediamo interventi risolutivi per riportare la popolazione di cinghiali a livelli tali da non costituire una minaccia costante e crescente per le attività agricole e per l’incolumità delle persone. Servono metodologie di cattura e di abbattimento adeguate all’emergenza in atto», precisa il presidente di Coldiretti Torino che chiede che, oltre al personale del Parco, vengano utilizzati anche i selecontrollori abilitati compresi quelli formati per la difesa delle colture agricole.

«È sempre più urgente l’ammissione dei selecontrollori agli interventi di depopolamento nel territorio del Parco del preparco. Ricordiamo che il depopolamento dei cinghiali è un obiettivo fissato dalla Regione Piemonte in ottemperanza alle disposizioni del Commissario straordinario all’emergenza PSA.

Continuiamo a segnalare l’esasperazione dei nostri agricoltori per i disastri che subiscono nei loro campi ma vogliamo anche ricordare, se ancora ce ne fosse bisogno, che le densità attuali di cinghiali rappresentano un pericolo per la diffusione del virus della PSA e per la creazione di focolai locali che sarebbero una catastrofe per le filiere agroalimentari del Torinese», conclude Mecca Cici.