A distanza di un giorno, emergono i primi dettagli sul femminicidio di via Sandre a Venaria, dove è morta Silvana Arena, 73 anni, uccisa dal marito, Giovenale Aragno, al primo piano del condominio del civico 14/1.
Sono state ben due le chiamate al numero unico di emergenza «112» e, di riflesso, ai carabinieri della compagnia di Venaria. La prima è stata di un vicino di casa, che chiedeva l'intervento immediato per «un forte litigio» e «urla assurde».
La seconda è stata quella fatta di Aragno, che al telefono spiega di «aver aggredito mia moglie», omettendo di averla uccisa, massacrandola nella camera da letto a colpi di bastone in legno.
I militari, coordinati dal capitano Silvio Cau, capiscono come sia successo qualcosa di grave e, in pochi minuti, in via Sandre arrivano sei pattuglie più due ambulanze.
E quando i carabinieri entrano in casa, la scena è terrificante: la donna riversa a terra, con la testa letteralmente fracassata, irriconoscibile: tanta è stata la violenza di Aragno nei suoi confronti.
E l'omicida intento a ripulire l'appartamento dalle macchie di sangue, salvo poi alzarsi in piedi, guardare i carabinieri, abbassare lo sguardo e confermare tutto con tre parole: «l'ho uccisa io». Aragno - che si trova nel carcere di Ivrea, con l'accusa di omicidio e che questa mattina verrà interrogato dal giudice per l'indagine preliminare - spiega come custodisse quel bastone perché «serviva per aiutarmi a prendere le cose che si trovavano in alto nei mobili di casa».
Nel quartiere che confina con Torino, tutti sono sgomenti, senza parole. Perchè i due è vero che litigavano spesso ma nessuno poteva immaginare che quei litigi, per quella figlia che vive distante e ha problemi di salute, potessero portare ad una tragedia di tale portata.