Per il crack della «Blutec» di Rivoli, l’unico colpevole è Roberto Ginatta.

Almeno per i giudici di primo grado, che hanno condannato a sette anni di reclusione l’imprenditore 75enne residente a Fiano: per lui le accuse sono di malversazione, riciclaggio e bancarotta fraudolenta.

Il giudice Paolo Gallo del tribunale di Torino ha invece assolto il figlio di Ginatta, Matteo (difeso dall’avvocato Luigi Chiappero), per “non aver commesso il fatto”. Così come la segretaria, Giovanna Desiderato (difesa dall’avvocato Stefania Nubile), perchè “il fatto non sussiste”.

A Roberto Ginatta (difeso dagli avvocati Michele Briamonte e Nicola Menardo) sono stati sequestrati beni per 15 milioni di euro. È stato inoltre interdetto in modo perpetuo dai pubblici uffici, oltre al divieto di guidare imprese per i prossimi cinque anni e a risarcire per 41 milioni  società Blutec, per 16 milioni la Regione Sicilia e per 6 milioni per il fallimento della Metec, la controllante della Blutec.

La Blutec aveva acquistato l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese: per questo progetto, la Regione Sicilia aveva destinato fondi pubblici per la nascita di un polo di produzione di auto elettriche. Ma quel finanziamento pubblico svanì nel nulla.