La scuola è finita. La didattica a distanza, online, in tutte le scuole elementari e medie, è un ricordo in questo anno caratterizzato dall’emergenza Coronavirus.

Mail, chat di gruppo, password, video lezioni, tablet, pc, compiti assegnati e verifiche non più dal vivo, ma dietro ad uno schermo di un computer o un cellulare. 

In tempi rapidi, insegnanti, studenti e genitori sono stati catapultati in un nuovo modo di "fare scuola". Una situazione inevitabile in emergenza sanitaria. Ma questo metodo, però, non potrà sostituire la didattica dal "vivo".

"Non si può pensare che le lezioni online, o le verifiche caricate sulle piattaforme, sostituiscano la scuola. La scuola non è fare solo lezione e programmazione, ma insegna come affrontare la vita. È una palestra. È presenza. E questo è venuto a mancare. Le nostre chat di gruppo erano uno sportello telematico attraverso il quale, prima che fare didattica, siamo stati vicini a tutte le famiglie e a tutti gli studenti. Anche quelli con gravi disabilità, grazie all'impegno delle insegnanti di sostegno", afferma la professoressa Alessia Di Martino, docente di Lettere e coordinatrice di classe della scuola media "Don Milani”. Ma anche madre: “Mio figlio frequenta la quarta elementare a Torino. Mi sono dovuta gestire i tempi e molto spesso mio figlio sentiva l'esigenza di avere la maestra. Non attraverso uno schermo, ma dal vivo. Vederla, poterla guardare negli occhi, cosa che è totalmente mancata in questi mesi”.

Pc e tablet sono stati consegnati, in comodato d’uso, agli studenti che non ne possedevano uno. Questo grazie ai 25mila euro assegnati dal Governo alla Città di Venaria.

"Tutti devono sapere che la scuola non si è fermata. Da un marasma generale e iniziale ci siamo adattati tutti alla piattaforma online, all’utilizzo delle videolezioni e di Youtube come strumento di supporto. Ma la didattica a distanza non è fare scuola: è andato in stand by tutto ciò che riguarda la parte educativa. Mancavano le emozioni, l’aria di classe, lo stare assieme agli studenti. Sono sicuro sia stato molto pesante per loro. Spesso e volentieri, i miei allievi mi domandavano: ‘Prof quando si ritorna in classe? E’ dura poter gestire una classe a distanza. Alcuni studenti, con il tempo, non hanno più seguito le lezioni per mille e un motivo. E questo ci rammarica molto, perché la didattica online è fatta soprattutto con la collaborazione con le famiglie. Un ritorno nelle classi a settembre? Si dovrà fare di tutto affinché questo possa accadere. Ci saranno delle difficoltà, innegabile, perché il personale dovrà praticamente raddoppiare”, commenta Fabio Scibetta, professore di Arte alla scuola Lessona, centrale e succursale.

E il 15 scatta l’esame di terza media. Gli studenti dovranno preparare un elaborato per questo colloquio che concluderà una parte importante della loro vita scolastica, preludio all’avvio del percorso nelle superiori.

Anche alle elementari, la didattica a distanza ha avuto “pro” e “contro”. "Si è sentito dire, in questi mesi, come la scuola non si sia fermata. Questo perché noi maestre abbiamo seguito in ogni modo chi non poteva assicurare la presenza alle lezioni. Ma non tutte le maestre, e i maestri, avevano dimestichezza con le nuove tecnologie. Per tutti è stato un arricchimento. Criticità ce ne sono state, perché con i più piccoli è venuto meno il gioco, il contatto, la sperimentazione. La didattica a distanza è un corollario, e l'apprendimento diventa velocizzato. Un ritorno a settembre? Non so come faremo. C’è il problema delle classi pollaio da risolvere. Spero che da parte del Governo ci sia un aiuto concreto”, commenta Patrizia Onetti, maestra della Di Vittorio.

E tra "pro" e "contro", c'è una certezza, non piacevole: "per le classi quinte è mancato l'ultimo giorno di scuola. Quello dei saluti, degli ultimi abbracci con compagni e maestre. Un rituale fondamentale che segna il passaggio alle medie", conclude Onetti.

La scuola ha visto anche la collaborazione dei genitori. "Ho due figlie, che frequentano l’Istituto Comprensivo 1. La più grande, che frequenta le medie, è riuscita a seguire in autonomia la didattica a distanza. La più piccola è stata brava, si è fatta aiutare dalla sorella per connettersi con le maestre. Al mattino con il mio telefono si caricavano le verifiche, perché il pc non aveva il pacchetto Windows. Questa, ad esempio, è una di quelle spese che saranno necessarie se a settembre i nostri figli rimarranno ancora a casa, studiando a distanza”, afferma Antonietta Rodella, rappresentante di classe alla Lessona succursale.

“Anche se con qualche difficoltà, mio figlio è riuscito a seguire le lezioni attraverso un tablet. Le maestre sono sempre state disponibili e attente. Ma anche noi genitori abbiamo dovuto fare i salti mortali, per gestire i cali di attenzione dei bambini, che per la prima volta nella loro vita hanno dovuto seguire le lezioni a distanza, che è decisamente diverso rispetto ad una lezione in classe”, afferma una mamma della scuola Romero.

Silvia Iannuzzi