“Un cane in chiesa? Andate via subito!”. E’ quanto si è sentita dira una cittadina qualche giorno fa, quando si è recata alla chiesa “Madonna Regina della Pace” di via Guarini.

Qualche giorno fa, la venariese si era recata con il suo cagnolino in braccio, un maltese di 3 kg scarsi, tranquillo e silenzioso, alla ricerca del prete o di un suo vicario per prenotare una funzione religiosa visto l’avvicinarsi dell’anniversario di morte della madre.

Dopo essere entrata in sagrestia e aver parlato qualche minuto con un volontario per concordare la data e fornire gli estremi della madre per la prenotazione della messa, ecco spuntare all’improvviso il prete che, dopo averla vista con il cane in braccio, ha proferito la frase che ha fatto indignare la fedele.

“Ha alzato la voce in modo perentorio. Mi ha trattato come se avessi profanato un luogo sacro. Come se avessi bestemmiato. E invece volevo semplicemente prenotare la messa per mia madre”, ricostruisce la donna, ancora sconvolta per l’accaduto. 

Soprattutto perché non esiste alcuna norma ufficiale che impedisca di entrare in chiesa con il cane. A maggior ragione quando non si stava celebrando alcuna messa o rosario. 

“Mi meraviglio che un ministro della chiesa possa usare certi toni e certe frasi con un fedele. Solamente perché ho un cane? Così facendo, i giovani si allontaneranno sempre di più dalla chiesa”.

E dire che recentemente nella Reale si è reso omaggio a Sant’Antonio Abate, il patrono del mondo agricolo e rurale e protettore anche degli animali. Così come in un’altra chiesa di Venaria, quella di Sant’Uberto, una volta l’anno viene celebrata una messa in omaggio del Santo patrono dei cacciatori, con tanto di cani da caccia al seguito.

E il diritto canonico, costituito dalle norme giuridiche formulate dalla Chiesa cattolica, che regolano le attività dei fedeli e delle strutture ecclesiastiche nel mondo, non si pronuncia in merito.