I 30 morti (i familiari dicono addirittura 40), i 54 positivi, l'assenza di comunicazioni dirette da parte della struttura. Sono questi aspetti che preoccupano, e non poco, i familiari dei ricoverati nella Rsa "Piccola Reggia" di via Fratelli Cervi a Venaria, ora oggetto delle attenzioni anche della procura di Ivrea, che nei giorni scorsi ha aperto un fascicolo di inchiesta, senza indagati o ipotesi di reato.

Dopo il sit-in di sabsato 5 dicembre 2020, oggi, mercoledì 9 dicembre 2020, il teatro Concordia ha ospitato l'incontro tra amministrazione comunale, rappresentanti degli ospiti della Rsa e delle vittime, dell'Asl To3 e della Rsa stessa.

Presenti, oltre al sindaco Fabio Giulivi, il dottor Giuseppe Greco in rappresentanza dell'Asl To3 e presidente della commissione vigilanza di Rsa ed altre strutture assistenziali sotto l'egida dell'Asl To3, e Davide Porta, amministatore delegato di Nuova Assistenza, società che gestisce la "Piccola Reggia".

Con loro anche il comandante della polizia municipale, Luca Vivalda, il presidente del consiglio Giuseppe Ferrauto, il vice sindaco Gianpaolo Cerrini, gli assessori Luigi Tinozzi, Marco Scavone e Paola Marchese, i consiglieri Michelangelo Matteucci, Rosario Galifi, Alessandro Gianasso, Rossana Schillaci, Pino Capogna, Mariachiara Catania, Andrea Carlomagno, Roberto Barcellona, Marco Palmieri, Barbara Virga e Valeria Strazzeri.

Dopo un minuto di silenzio a ricordo delle vittime della Rsa, ha preso parola il sindaco Giulivi che ha spiegato il perché di questa serata: "Un incontro che non vuole essere un tribunale ma una possibilità per Asl To3 e Piccola Reggia di fare chiarezza sui fatti avvenuti".  

Giuseppe Greco spiega come l'Asl To3 "già nella fase 1 ha predisposto una vigilanza straordinaria su tutte le strutture residenziali, con 5 task force vista la grandezza della nostra Asl, una per distretto. La task force era composta da un medico igienista, un geriatra, da un coordinatore infemieristico e da una infermiera specializzata in infezioni. Da aprile in poi, a Venaria come in tutte le strutture Asl, si sono effettuate verifiche. A luglio è stato approvato e inviato un piano Covid II per l'area territoriale per un monitoraggio continuo anche in un periodo di basso contagio, con report settimanali inviati ai distretti di riferimento, inviando anche gli eventuali alert, ovvero per situazioni di pericolo. Il Dirmei, emanazione dell'Unità di Crisi, ha disposto uno screening per tutti gli ospiti delle strutture, con test antigienici. Il 13 novembre e il 2 dicembre sono state eseguite due ispezioni. Nella prima fase, a marzo, c'era stato un focolaio tra gli operatori, ma la situazione era stata ottimamente gestita e non c'erano stati casi di positività tra i pazienti. Questa volta, purtroppo, ci sono stati questi casi, nonostante le misure da parte della Piccola Reggia siano state adottate in modo impeccabile, ben organizzata anche sotto la divisione 'sporco-pulito'. Il personale è ben preparato, usando correttamente i dpi, per altro sempre presenti e mai carenti. Dobbiamo essere chiari: il pericolo zero non esiste, specie in strutture sanitarie e ospedaliere. I rischi ci sono, inutile negarlo".

Attraverso Porta, la Piccola Reggia ha finalmente esternato i propri pensieri in merito a quanto sta accadendo in via Fratelli Cervi: "Ci mettiamo la faccia, dopo tutto quello che è successo in questo mese. Noi avevamo fin dagli esordi della pandemia composta da un medico competente e altri professionisti. Dai primi casi nazionali abbiamo gestito il problema con estrema attenzione. Pur avendo sempre applicato le stesse procedure, come nella prima fase, purtroppo c'è stata una escalation di casi e di morti. Nel 2017 avevamo avuto 31 morti, ora sono 56 ma in questi conteggiamo anche quelli morti per altre cause. La maggior parte dei nostri utenti hanno un'età superiore ai 90 anni. Sul futuro? Commissioni di vigilanza ce ne saranno, controlli anche. Continueremo a dialogare e confrontarci con l'amministrazione comunale. Cosa possiamo fare? Garantiremo tutti i servizi anche in futuro, dalla direzione sanitaria al personale medico, infermieristico e non. Se ci saranno delle responsabilità, le pagheremo. Fino in fondo. C'è bisogno però di serenità, da parte di tutti".

I familiari hanno avuto l'opportunità di esternare la loro rabbia, la loro delusione, la loro preoccupazione per il futuro: "Alcuni di loro dovevano fare delle riabilitazioni post interventi. In tanti hanno procrastinato l'uscita dei loro cari per evitare che si prendessero il Covid, visto l'aumento dei casi in città. Poi, ad un tratto, dal primo test negativo ecco arrivare i test che davano esiti 'debolmente positivi', come dicevano dalla direzione sanitaria della Rsa. L'inizio di un calvario che ha portato a piangere i nostri cari, messi in una cassa dentro ad un sacco. Senza vestirli, senza un funerale degno di questo nome. I nostri cari sono morti indegnamente. I morti non sono 30 ma sono 40, perchè non si conteggiano coloro che dalla Rsa sono poi morti in ospedale. Alcuni di loro avevano saturazione a 70 circa, in coma, con polmonite interstiziale e polmoni zuppi di acqua. Molti dei pazienti non hanno mai avuto la febbre da Covid, poca tosse, negli anziani con demenza avevano tanta stanchezza e non riescono ad esprimersi. E nella struttura ci dicevano che avevano solo l'influenza. Curandoli con cortisonici e antibiotici a lungo spettro, misurazione dei parametri vitali standard. Un continuo perpetuarsi. I protocolli dicono questo? Oggi ci sono altre tre persone gravi in ospedale, con Covid. Dove sono le schede del medico della Usca? Le auscultazioni dovrebbero essere bigiornaliere. E invece i nostri cari sono arrivati a saturazioni pre morte. Una situazione inaccettabile. Sette giorni per l'esito del tampone molecolare. E' grave. I nostri familiari sono stati ostaggi di una situazione poco chiara. Io non ho parole. La Rsa è stata travolta, ma non deve essere una scusa. Anzi: i 500 euro di contributo 'una tantum' per il Covid lo avete chiesto e ottenuto. Nessuno di voi ha proposto, a inizio situazione di emergenza, di riportare a casa i nostri casi. Perchè? Vogliamo essere risarciti, con la speranza che un dramma del genere non si possa più ripetere", commenta Marisa Girelli, in rappresentanza delle famiglie. Lei che ha da poco perso la madre, ospite della struttura e morta di Covid.