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Lo hanno chiamato «Il Sogno di Castellamonte». In realtà è il sogno diventato realtà da parte dei soci dell’associazione «296 Model» di Venaria che quest’oggi, sabato 27 maggio 2023, hanno potuto inaugurare la loro opera nella cappella Sant’Uberto, alla Reggia di Venaria.

Si tratta, nello specifico, nel plastico della «Via Maestra», l’attuale via Mensa.

Iniziato nel corso della pandemia, dopo tre anni di lavoro ora tutta la cittadinanza e i turisti possono vederlo.

L’opera è così denominata per rendere omaggio al celebre e illustre architetto della scena barocca piemontese Amadeo di Castellamonte e al suo progetto della via Maestra. 

La via Contrada Granda o Maestra - come si chiamava agli albori - fu l’elemento urbanistico attorno al quale ruotò, nella seconda metà del Seicento, la riplasmazione del preesistente borgo rurale di Altessano Superiore (poi Venaria Reale). 

Per circa due secoli costituì il fulcro dello sviluppo edilizio della Venaria Reale, città voluta dal duca di Savoia Carlo Emanuele II quale residenza dinastica “di piacere di caccia”. La via fu concepita dal primo architetto di corte Amedeo di Castellamonte quale asse stradale cittadino, prospetticamente incentrato sulla coeva Reggia di Diana. 

Gli edifici che vi si affacciano erano caratterizzati da un’uniformità estetica sobria e severa, sia nel disegno sia nell’altezza, che si manteneva costante su tutto il percorso, mentre le linee di gronda e quelle marcapiano dei palazzi erano progettate per creare un effetto cannocchiale verso la Reggia. 

La Contrada Maestra all’inizio dell’Ottocento venne denominata Rue Grande e dal 1850 via Carlo Alberto. Dal 1943 al 1945 cambia nome in via Ettore Muti, poi dal 1945 al 1947 riprende la denominazione di via Carlo Alberto. Nel 1947 assume il nome di via Andrea Mensa, venariese caduto per la libertà.

Il progetto costruito sulla base dei disegni del Castellamonte (Castellamonte Amedeo, Venaria Reale. Palazzo di piacere e di caccia, Zapatta, Torino, 1674) è stato realizzato in scala 1/100, dalle mani e dal lavoro certosino dei modellisti: Giovanni Reviglio (progettista); Albino Ingrassia (aiuto progettista); Cav. Gian Battista Ruffino (consulente di falegnameria); Carlo Rionda (specialista della carta e del cartoncino); Giacomo Massa (specialista dell’invecchiamento); Piero Carmine (addetto alle spese e contabile); Mirko Boscoli, Gennaro Ciotola, Lorenzo Consiglio, Corrado Coroneo; Davide Gallina, Lino Gubeila, Riccardo Mantovan, Carlo Martini, Filippo Mongiovì, Elisabetta Picardi, Giuseppe Sanfratello, Gerardo Spisso, Giuseppe Stramaglia, Lorenzo Zambelli, Italo Rocchetti e Daniela Ruffino.

"Quest'opera la vogliamo dedicare alla memoria di Italo, Carlo e Daniela, che troppo presto ci hanno lasciato", commenta con un velo di emozione Ciotola. 

I particolari che emergono sono di notevole importanza e precisione Ha una lunghezza di 8 metri per una larghezza di 1,50 metri.  Da un arco di trionfo che oggi non c’è più, fino al porticato e piazza dell’Annunziata visti come apparivano all’epoca del ‘600 fino all’entrata della Reggia con la realizzazione della facciata di come  avrebbe desiderato il Castellamonte e che poi è stato modificato, per intervento di ristrutturazione da Filippo Juvarra su ordine di Vittorio Amadeo II.

L’opera è stata inaugurata oggi con un simbolico taglio del nastro, alla presenza del sindaco Fabio Giulivi, del suo vice Gianpaolo Cerrini, dei rappresentanti amministrativi, dell’Arma dei Carabinieri e del direttore della Reggia, Guido Curto che, da critico d’arte ha apprezzato e plaudito l’opera. 

Silvia Iannuzzi