Una rosa rossa sulla sedia che occupava quasi ogni giorno nel «suo» bar. Un modo dolce e silenzioso per ricordare, da parte del «Caffè De Florio», Cinzia D’Aries, la 51enne uccisa nella tarda serata di sabato nel suo appartamento con cinque coltellate.
«Abbiamo posizionato una rosa, dove lei si sedeva sempre. Cinzia rimarrà nei nostri cuori. Era una donna silenziosa e delicata. Buon viaggio anima bella», la ricorda con affetto la titolare, Desiree Mistroni.
Un gesto fatto poche ore prima della fiaccolata di via Gozzano, davanti al civico 3, luogo della tragedia, dove un centinaio di persone hanno voluto unirsi alle Istituzioni, alle associazioni, alle parrocchie e alle scuole per dire, una volta di più, «basta alla violenza sulle donne».
Intanto anche i sindacati, che erano presenti ieri sera, chiedono azioni concrete da parte del Prefetto. Soprattutto l’attivazione «immediata di un tavolo interistituzionale e con le associazioni e i centri antiviolenza per definire azioni concrete e avviare iniziative di contrasto alla violenza con campagne di informazione e formazione massicce su tutto il territorio metropolitano. Ad oggi non abbiamo avuto riscontro e, data l'emergenza, ne sollecitiamo la convocazione. I tre sindacati, a livello unitario, proseguiranno l'opera di sensibilizzazione nei luoghi di lavoro, per diffondere la cultura del rispetto e l'evitabilità della violenza, come di recente dimostra il protocollo siglato con il comune di Ivrea, che auspichiamo sia diffuso anche ad altri Comuni», rimarcano Elena Ferro, segretaria Cgil Torino; Cristina Maccari, segretaria Cisl Torino-Canavese; e Maria Teresa Cianciotta, segretaria Uil Torino con delega al settore Pari Opportunità.
Il femminicidio di Venaria arriva a distanza di «meno di un mese da quello di Rivoli sempre per mano del proprio compagno o ex compagno. Anche nel caso di Cinzia, come spesso accade, si legge che c'erano dei segnali e che Cinzia si sarebbe potuta salvare. Se è così significa che occorre fare molto di più in termini di conoscenza degli strumenti di intervento, anche da parte di chi assiste a minacce o violenze, che non rappresentano mai solo un "fatto privato". Uno strumento come "l'ammonimento del Questore" (anche su segnalazioni anonime di terzi), potrebbe rappresentare una strada da percorrere, ma è chiaro che non è abbastanza, così come il braccialetto elettronico, misure utili ma che vanno perfezionate».