Dall’alba di oggi, martedi 6 febbraio 2024, circa 120 militari della Guardia di Finanza, appartenenti al Comando Provinciale di Torino e al Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, stanno dando esecuzione in varie Regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Abruzzo) a un’ordinanza del Gip di Torino che ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di 24 persone, gravemente indiziate di far parte di due distinte associazioni per delinquere finalizzate al traffico e alla commercializzazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, principalmente cocaina e marijuana. Due bande composte da soggetti italiani e albanesi. 

In particolare, il primo dei due gruppi, aveva un’organizzazione stabile e ben delineata, con base logistica a Torino e centro di interessi nel capoluogo piemontese e nei Comuni dell’area nord della città, con ramificazioni e collegamenti in altre province piemontesi. La banda aveva una consolidata rete di approvvigionamento e distribuzione, con sodali incaricati di acquisto, stoccaggio, lavorazione e successiva commercializzazione della sostanza. Le comunicazioni tra i componenti del sodalizio avvenivano tramite apparati cellulari di prima generazione, appositamente dedicati. A capo un cinquantottenne albanese, da oltre 20 anni stabilitosi in provincia di Torino. I militari della guardia di finanza hanno effettuato un arresto a Venaria Reale.

Entrambi i sodalizi criminali disponevano di alloggi e luoghi idonei a occultare lo stupefacente e di un collaudato sistema per provvederne al trasporto e alla distribuzione, avvalendosi anche di veicoli modificati e dotati di appositi doppi fondi. Nel corso delle indagini sono stati intercettati e sottoposti a sequestro, in più occasioni, non solo in Piemonte ma anche in Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Toscana e Veneto, complessivamente 45 chili di cocaina, 150 chili di marijuana, 1,5 chili di hashish e 900 mila euro in contanti. I quantitativi di sostanze stupefacenti sequestrati, se immessi sul mercato «al dettaglio», avrebbero potuto generare introiti illeciti per almeno 6 milioni di euro.