Una piazza gremita, tra silenzio e lacrime. Tantissimi amici ma anche gente comune. Tutti in piazza Annunziata per dare l’ultimo saluto a Giulia Manfrini, la 36enne influencer, morta lo scorso 18 ottobre 2024 nei mari dell'Oceano Indiano, nelle isole Mentawai, uccisa da un pesce aguglia, conosciuto per il suo becco corneo, che non le ha lasciato scampo. Che l’ha strappata all’affetto di papà Giorgio, di mamma Chiara, dei tanti amici che aveva qui a Venaria e tutti quelli che aveva conosciuto al Sestriere mentre insegnava snowboard o fra Spagna, Australia e Portogallo - dove attualmente viveva - quando ha deciso di intraprendere la carriera di istruttrice di surf e aver aperto una agenzia di viaggi a vocazione sportiva.
Venaria non era pronta a dire addio a Giulia. E lo ha dimostrato oggi pomeriggio, venerdì pomeriggio, 25 ottobre, nella chiesa di Santa Maria. Troppo prematura la sua morte. Troppo assurda, tragica e drammatica. Presenti anche il sindaco Fabio Giulivi, l'assessore Luigi Tinozzi, l'assessore Monica Federico, l'ex sindaco Pino Catania, la figlia e consigliere comunale Mariachiara Catania, il Sottosegretario regionale Claudia Porchietto. E, con loro, tanti colleghi della dottoressa Chiara Pittarello, la mamma di Giulia.
«Giulia non ti dimenticherò mai. Difficile trovare le parole per qualcosa che va ben oltre. Non riesco a esprimere appieno quanto mi manchi il tuo sorriso, la tua risata, la tua presenza radiosa, le nostre sciocche routine - e soprattutto la profondità della tua anima. Che bella amicizia pazzesca che abbiamo condiviso - ha scritto un'amica di Giulia in una toccante missiva letta dalla madre della 36enne durante i funerali - Ho perso una delle mie più cari amiche, una compagna di vita fedele e costante, una sorella a cui tenevo profondamente. Eri un complice vibrante e dispettoso, la persona con cui probabilmente ho condiviso più risate negli ultimi otto anni. Oh cavolo, quanto ho amato il nostro umorismo. Eri un bellissimo paradosso - radiosamente sicuro di te ma profondamente umile. Con entrambi i piedi per terra, hai seguito i tuoi sogni senza prenderti troppo sul serio. L'estroverso spumeggiante che, nel cuore, era l'introverso perfetto. La persona più energica che conoscessi, il cui potere segreto era "dolce far niente" - l'arte di non fare nulla. Hai vissuto con leggerezza contagiosa, spesso definendoti 'superficiale', ma offrendo costantemente approfondimenti a chi ha la fortuna di starti vicino. Sei salito sul palco senza sforzo, invitando sempre gli altri a mettersi sotto i riflettori. Gentile e scontroso, giocoso ma saggio - tenere sempre vivo il bambino che c'è in te mentre diventa ogni giorno più saggio».
«Anche se hai lasciato un vuoto profondo nel mio cuore, spero che un giorno lo riempirò di nuova vita, lo stesso splendore e passione che hai condiviso così genialmente. Hai sollevato tutti quelli intorno a te - si legge ancora nella lettera - La tua luce continua a viaggiare attraverso tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerti. "La nostra amicizia è sempre stata unica nel suo genere" - queste sono state le tue parole pochi giorni prima che partissi. Ora, mentre li rileggo, si sentono diversi, più lenti, pieni di più silenzio. Come un slow jazz in un bar poco illuminato, qualcosa di intimo piuttosto che ascoltare di passaggio. Lasciami ascoltare e parlare sempre alla vita come faresti tu».
Durante l’omelia, il parroco, don Enrico Griffa, ha ricordato come «"In questi giorni ci siamo posti l'interrogativo, in un silenzio rispettoso: perché tutto questo? Oggi noi possiamo rivolgerci a Dio come figli e non come giudici. Oggi la sfida é quella di un infinito che c'é e che grida di esserci, di essere abbracciato ed amato. Da Giulia possiamo prendere qualcosa. Dalle sue passioni per la montagna e il mare che sembrano due realtá differenti ma sono identiche: dalla montagna si può guardare l'orizzonte, sfidarlo. Quando sei sul surf guardo le onde, le sfidi e guardi mare e orizzonte perdersi. Giulia guardava all'orizzonte e all'infinito. E a quella sete di infinito che abbiamo dentro ognuno di noi. Giulia ha fatto tanta fatica a diventare esperta dello snowboard e della tavola da surf. Sono sport che fanno cadere e obbligano a una ripartenza. Da Giulia abbiamo imparato che non sappiamo quanto tempo ci é regalato da vivere. Ma noi possiamo decidere come impiegare quel tempo. Oggi dobbiamo avere lo spunto per ripartire. Grazie agli amici, ai genitori, alla condivisione di una preghiera. Questa é la prima luce e la prima risposta che il Signore vuole darci in questo momento. Una ripartenza che non può prescindere dalla presenza di Dio", spiega don Enrico.
Al termine delle esequie, il viaggio verso il Tempio Hysteron di Piscina per il rito della cremazione.