Anche un venariese di 50 anni tra i 17 arrestati, in questi giorni, dalla Guardia di Finanza di Aosta per una maxi truffa dei "certificati bianchi" energetici. 

L'indagine internazionale, coordinata dal pm torinese Stefano Castellani e dall’Agenzia Europea per la Cooperazione Giudiziaria – Eurojust, è stata sviluppata in stretta sinergia con le Autorità tedesche con la costituzione di una Squadra Investigativa Comune tra la Procura della Repubblica di Aosta e quella di Duisburg.

Per tutti l'accusa è di "associazione a delinquere", "truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche" e "riciclaggio". Attraverso la Polizia Criminale di Duisburg sono state arrestate altre cinque persone - un italiano residente in Svizzera e quattro tedeschi, uno domiciliato a Catania - per riciclaggio. 

Decine le perquisizioni eseguite, con sequestri di conti correnti, disponibilità finanziarie, immobili e criptovalute per 41 milioni di euro, ovvero l’equivalente delle somme ottenute con la truffa e il riciclaggio.

I fatti risalgono al periodo tra il 2016 e il 2020, con 113 indagati. Tutto parte nel luglio 2019, con una indagine del Nucleo Polizia Economico Finanziaria di Aosta che scopre una maxi truffa attorno ai “certificati bianchi” o "Titoli di Efficienza Energetica", vale a dire il principale strumento di promozione dell’efficienza energetica in Italia.

Alla base del meccanismo vi è l’obbligo, da parte delle aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali, di conseguire annualmente determinati obiettivi di risparmio energetico. Come? Realizzando progetti di efficienza energetica che diano diritto ai “certificati bianchi”, oppure acquistando i certificati stessi da altri operatori del settore, da società che scelgono volontariamente di realizzare progetti di riduzione dei consumi negli usi finali di energia.

Il Gestore dei Servizi Energetici, società a partecipazione pubblica, riconosce sia alle aziende distributrici sia alle "Energy Service Company" un controvalore in certificati in misura corrispondente al risparmio di energia derivante dagli interventi realizzati. I certificati sono poi liberamente scambiabili sul mercato dei Titoli di Efficienza Energetica gestito dal Gestore dei Mercati Energetici.

La prima azienda fantasma è stata scoperta a Saint Christophe (AO). Una società finta, dove c'era solo un prestanome ed era ubicata all'interno di un magazzino dismesso, che però è stata capace di ottenere indebitamente, grazie a 26 falsi progetti, 27mila "certificati bianchi", pari a 8 milioni di euro abbondanti.  

Di qui la scoperta delle altre sette - formalmente ubicate nelle province di Milano, Torino, Varese, Asti, Vercelli e Biella - tutte gestite dal gruppo di torinesi (tra cui l'arrestato venariese), e tutte che operavano con lo stesso modus, per altri 27 milioni di euro ricavati tramite indebiti "certificati bianchi" a corredo di 95 falsi progetti. Dei 27 milioni, 14 sono stati oggetto di riciclaggio, con i soldi che venivano bonificati su conti aperti in Albania, Bulgaria, Germania, Liechtenstein, Malta, Principato di Monaco, Slovenia, Spagna, Svizzera, Regno Unito, Ungheria. Soldi che poi rientravano in Italia in contanti, attraverso corrieri, per poi essere reinvestiti in strumenti finanziari, criptovalute ed immobili di lusso tra cui due ville ad Ischia e Ventotene.