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Crisi senza fine per la «Yazaki» di via Libertà a Grugliasco, azienda multinazionale giapponese specializzata in componentistica elettrica per il settore dell'automotive che ha annunciato 52 licenziamenti.

Stamane il presidio dei lavoratori, delle lavoratrici e dei sindacati davanti al Palazzo della Regione, preludio all'incontro con l'assessore regionale al Lavoro, la vicepresidente Elena Chiorino.

L’azienda ha comunicato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per la maggior parte dei dipendenti, 52 sui 72 totali, «senza nemmeno aprire alla possibilità di utilizzare gli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa in attesa di trovare soluzioni alla crisi. Crisi che sarebbe causata, dicono i vertici italiani della multinazionale, dal taglio delle commesse Maserati», spiega il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Alberto Unia.

«Chiediamo alla Giunta Cirio di intervenire a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, non lasciandoli soli di fronte a questa nuova crisi occupazionale piemontese, soltanto l’ultima fra le tante che stanno purtroppo contraddistinguendo la storia della nostra Regione negli ultimi anni, in particolar modo per quanto riguarda il settore dell’automotive.

Presenteremo un atto in Consiglio per chiedere al governo di Centrodestra di non abbandonare queste 52 persone, queste 52 famiglie, al loro destino. È fondamentale lavorare da un lato per far tornare l’azienda sui propri passi, dall’altro per reperire le risorse necessarie a sostenere economicamente lavoratori e lavoratrici nell’attesa di una nuova occupazione», conclude Unia.

«Chiediamo serietà, ma soprattutto pretendiamo rispetto per i lavoratori Yazaki e per tutti coloro che attraversano un momento di difficoltà. Nessuno di loro merita di essere trascinato in una imbarazzante strumentalizzazione politica. Voglio tranquillizzare Unia che accusa la Regione di immobilismo: mentre lui scriveva un comunicato pieno di inesattezze, noi eravamo seduti al tavolo Yazaki. Chi non ne è al corrente o è colpevole di negligenza o volutamente alimenta un allarmismo rispetto a un’infondata non partecipazione della Regione ai tavoli di crisi. In ogni caso sarebbe bene farsi un esame di coscienza. Voglio essere molto chiara: non accettiamo lezioni da chi chiedeva nei propri programmi elettorali di ridurre il numero delle auto, sulla pelle dei lavoratori dell'automotive e dell'indotto. Questo ente lavora pancia a terra per dare ai lavoratori un accesso a misure strutturali, che possano realmente garantire loro un sostegno e la piena dignità del lavoro», commenta Chiorino.